iOS 14.5 e la svolta Apple sulla privacy (che non piace a Facebook): ora puoi scegliere se essere tracciato dalle app

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l’aggiornamento
27 aprile 2021 - 12:05

La decisione di Apple di permettere agli utenti di non farsi monitorare dalle app e di non permettere loro di condividere le proprie informazioni con terze parti ha già irritato Facebook, ma non solo

di Michela Rovelli

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In attesa del prossimo sistema operativo degli iPhone - i cui primi dettagli scopriremo con ogni probabilità durante la WorldWide Developer Conference di giugno - Apple ha rilasciato un aggiornamento di iOS 14.5 che porta con sé diverse novità. Ci sono nuove emoji e una voce più accurata di Siri. In periodo di pandemia ora diventa più facile sbloccare lo smartphone - il Face ID non va decisamente d’accordo con le mascherine che portiamo per buona parte della giornata - almeno per chi ha un Apple Watch associato all’iPhone. Ma la funzionalità potenzialmente rivoluzionaria è un’altra. Si chiama App Tracking Transparency ed è la risposta alle promesse che Apple da tempo fa ai suoi utenti per dare maggiore protezione alla loro privacy.

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Come funziona l’App Tracking Transparency

L’App Tracking Transparency, in pratica, dà una scelta. Permette di essere più attivi nella protezione della nostra privacy - se vogliamo - e di conseguenza dovrebbe rendere anche più consapevoli. Per la consapevolezza, in realtà, Apple ha già fornito uno strumento da qualche mese. Ovvero un’etichetta, associata ad ogni app che abbiamo scaricato o abbiamo intenzione di scaricare, che spiega nel dettaglio quali dati quel software raccoglie su noi (qui tutti i dettagli). Ora è possibile anche applicare quella conoscenza acquisita nel modo che si preferisce. Si può dunque decidere di continuare ad essere tracciati - continuare dunque a fornire alle app informazioni su di noi e sui nostri comportamenti, utilizzate più che altro per la profilazione pubblicitaria da parte della stessa società o da terze parti - oppure no. Sarà lo stesso iPhone, appena dopo aver scaricato l’app, a chiederci cosa vogliamo fare in un pop-up sullo schermo. Come può Apple, a livello tecnico, assicurare che le app non possano tracciarci? Se si seleziona “Chiedi all’app di non tracciarmi” lo sviluppatore non sarà in grado di accedere al cosiddetto IDFA, ovvero l’Identify for Advertisers. Si tratta di un identificatore, un codice numerico insomma, che viene assegnato da Apple a ogni dispositivo. Senza di quello, sarà impossibile tracciare i nostri movimenti e comportamenti online. C’è anche un controllo più “legale”, che va a coprire anche altre potenziali strade per il tracciamento. Le policy di Apple richiederanno d’ora in poi di rispettare la volontà dell’utente e qualora così non fosse, l’applicazione sarà eliminata dall’App Store.

La rivoluzione sta nel chiedere

La novità è stata accolta con favore da buona parte delle associazioni che si occupano di protezione della privacy. Come spiega il New York Times, rimane il dubbio sull’effettiva efficacia nel bloccare in modo definitivo il tracciamento degli utenti. Ci sono altri modi per seguire i comportamenti delle persone, come ad esempio quello che viene definito «fingerprinting». Grazie alle caratteristiche del dispositivo, dalla risoluzione dello schermo al modello, alcune aziende tech sono in grado di determinare la nostra identità e dunque seguirci nelle nostre attività. E così come questa soluzione, ce ne sono tante altre e altre ancora verranno ideate dagli sviluppatori. Detto questo, la vera rivoluzione dell’App Tracking Transparency non sta nel blocco totale del tracciamento delle app ma nella richiesta diretta e aperta di un consenso, da parte dell’utente, per farlo.

Le reazioni: Facebook sul piede di guerra

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Diverse sono le reazioni di quelle aziende che fondano il loro business sul tracciamento dei dati. Se da una parte Google - diretto concorrente per quanto riguarda i sistemi operativi mobile di Apple - ha deciso di assecondare Apple e di rimuovere le soluzioni di tracciamento che sfruttano l’IDFA dalle sue app per iOS, dall’altra c’è la netta opposizione di Facebook e non solo. Al lancio ufficiale della funzionalità, per esempio, in Germania si è mobilitato un gruppo di società tecnologiche e pubblicitarie facendo ricorso all’Antitrust per la futura perdita di entrate pubblicitarie. La raccolta dati è infatti una delle industrie più fiorenti nel mondo tech, che produce circa 227 miliardi di dollari di ricavi l’anno: le informazioni su di noi, i nostri comportamenti online, ogni singolo click (o tap) sullo schermo viene registrato sia quando siamo sull’app sia successivamente. In ogni app sono inseriti in media 6 tracker. I tracker sono quegli strumenti che permettono a terze parti questo monitoraggio lento di ogni nostra azione. Mentre stiamo usando l’app (o il sito) e anche quando ne siamo usciti. Ci seguono, come delle piccole spie-cimici, e continuano a osservarci. Per capire i nostri interessi e dunque categorizzarci al meglio per l’erogazione di pubblicità. Ed è così ad esempio che funziona il modello economico su cui si basano i principali social network, in primis Facebook. Che da tempo si oppone a Apple sulle sue scelte pensate per la privacy, che Zuckerberg ha definito «una normativa basata sul profitto». La sua posizione è finita anche su una pagina di alcuni giornali americani a dicembre - tra cui New York Times, Washington Post e Wall Street Journal - dove spiegava come queste funzionalità danneggeranno il mondo della pubblicità online. Senza più possibilità di tracciare gli utenti, non sarà possibile targettizzarli e dunque si va a smontare quel modello su cui si basano - dice Zuckerberg - molte piccole attività. Con una diminuzione dei ricavi fino al 60 per cento. Secondo la società, «gli annunci personalizzati e la privacy degli utenti possono coesistere». Ma a parte questo, Facebook accusa più in generale Apple di comportamento anti-competitivo. Con il monopolio sul mondo delle app nell’ecosistema iOS grazie al suo App Store, può permettersi di rivoluzionarne il funzionamento come e quando vuole. E in questo caso, le sue mosse stanno pericolosamente danneggiando il business del più importante social network al mondo.

C’è davvero un vantaggio per Apple?

Un altro dubbio sull’effettiva motivazione dietro la svolta Apple per la cura della privacy dei propri utenti lo solleva il Wall Street Journal. Secondo rappresentanti dell’industria pubblicitaria online interpellati dal giornale, le nuove restrizioni sul tracciamento dei dati porterebbero gli inserzionisti a preferire gli spazi di advertising forniti da Apple piuttosto che quelli acquistati attraverso società terze. Questo per i vantaggi che - da oggi in poi - Apple può offrire. Se l’utente sceglie di non essere tracciato, spiegano fonti che hanno lavorato alla nuova funzione, i pubblicitari che acquistano spazi da piattaforme terze dovranno aspettare tre giorni per avere dettagli sulle proprie inserzioni. Non solo: riceveranno solo dati aggregati, come il numero totale di utenti che hanno cliccato sul banner. Chi sceglie invece di accordarsi direttamente con Apple, riceverebbe maggiori informazioni sul comportamento degli utenti. E soprattutto le riceverebbero subito. Un portavoce di Cupertino nega il possibile vantaggio acquisito con l’App Tracing Transparency. Parliamo di un mercato che per Apple, al momento, è molto contenuto. Si tratta di inserzioni che appaiono principalmente sull’App Store e che vengono inserite dagli sviluppatori di app per far comparire il proprio software tra i primi risultati. Secondo il Wall Street Journal, è però un mercato che potrebbe crescere di due miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale.

27 aprile 2021 (modifica il 27 aprile 2021 | 17:33)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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